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NEWS

Stop ai tremori del Parkinson grazie al Pacemaker cerebrale
Pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati del primo studio a lungo termine condotto su pazienti affetti da malattia di Parkinson e trattati con la stimolazione cerebrale profonda (DBS)

E’ chiamato pacemaker cerebrale. Come quello cardiaco genera impulsi elettrici rivolti, però, a due aree cerebrali il nucleo subtalamico o il globo pallado, bloccando i segnali cerebrali che causano i sintomi della malattia di Parkinson. Funziona, migliorando significativamente le funzioni motorie dei pazienti. La dimostrazione dell’efficacia della terapia, chiamata Deep Brain Stimulation (DBS), è giunta dal team di ricerca dell’Università Joseph Fourier di Grenoble, in Francia dove è stato condotto il primo studio a lungo termine sulla qualità della vita di pazienti con Parkinson trattati con DBS, pubblicato su un recente numero del New England Journal of Medicine.
“A un anno dall’intervento per l’innesto del pacemaker cerebrale, il tremore e la rigidità migliorano notevolmente e le condizioni rimangono stabili nei successivi cinque anni” hanno osservato gli autori dello studio che ha coinvolto 49 pazienti con diagnosi di Parkinson con gravi complicanze motorie, nonostante un’adeguata ottimizzazione della terapia farmacologica. “Al termine dello studio – aggiungono gli autori – la maggior parte dei pazienti risultava indipendente nello svolgimento delle attività quotidiane". 
Rispetto alle misurazioni al basale, dopo cinque anni, i punteggi dei pazienti relativi alla funzione motoria hanno migliorato del 54%, e i punteggi relativi alle attività quotidiane del 49%. Inoltre, gli autori indicano di aver "ridotto la dose di farmaci dopaminergici nel corso del primo anno, mantenendola stabile successivamente”. 
“Non mi stupisco che il primo studio sulla DBS con un follow up così prolungato nel tempo provenga dal team di Grenoble, gruppo leader a livello mondiale per lo studio della DBS del subtalamo” afferma Gianni Pezzoli Direttore Centro Parkinson degli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano. “Lo studio ha dimostrato non solo l’efficacia ma anche il buon profilo di sicurezza, un risultato che ci permette di aggiungere definitivamente la DBS tra le migliori opzioni terapeutiche per i pazienti con Parkinson affetti da gravi discinesie, e senza problemi di ordine cognitivo o psicosi”. 
“La risposta motoria al trattamento con la DBS - prosegue Pezzoli - permette al paziente di fare un salto indietro di circa dieci anni. Il paziente in terapia con farmaci dopaminergici, infatti, nell’arco di alcuni anni ha una risposta sempre meno soddisfacente. Le sue funzioni motorie con la DBS, invece, tornano a rispondere al trattamento come dieci anni prima” 
Dai primi impianti ad oggi sono stati 114 i pazienti trattati con DBS presso il Centro Parkinson degli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano e 25 mila in tutto il mondo, un lavoro che ha migliorato la vita dei pazienti e permesso ai ricercatori di individuare con maggiore precisione i pazienti idonei al trattamento e diminuire progressivamente l’uso dei farmaci. 
Nello studio di Grenoble i 49 pazienti sono stati sottoposti a stimolazione bilaterale continua dei “subtalami”, strutture cerebrali coinvolte nel controllo motorio che diventano iperattive nella malattia di Parkinson. La DBS prevede l’impianto di un dispositivo medico simile ad un pacemaker cardiaco, in grado di sopprimere l’attività neuronale errata nel cervello grazie all’erogazione di impulsi elettrici diretti a queste aree cerebrali.
La Stimolazione cerebrale profonda: Il ‘cuore’ del dispositivo è il Neurostimolatore, un piccolo dispositivo in titanio sigillato, simile ad un pacemaker cardiaco, che contiene la batteria ed un microprocessore, impiantato al di sotto della cute del torace, che produce gli impulsi elettrici necessari per la stimolazione. Il neurostimoltore è collegato all’elettrocatetere, un sottile cavo isolato, con quattro elettrodi, impiantato direttamente nelle aree cerebrali target: globo pallido o il nucleo subtalamico.
I componenti esterni del sistema includono un programmatore per il medico e un programmatore per il paziente che consente l’accensione, lo spegnimento, l’eventuale regolazione dei parametri di stimolazione entro limiti fissati dal medico.
La terapia è reversibile, in quanto è possibile interrompere la stimolazione o rimuovere completamente il dispositivo, preservando, in tal modo, le opzioni future del paziente qualora emergessero trattamenti migliori. 
La stimolazione cerebrale per il trattamento della malattia di Parkinson è disponibile in Europa dal 1998, e negli Stati Uniti dal 2002.


Per informazioni:
GCI HEALTHCARE 
Chiara, Boschetto, Pietro Pierangeli, Daniela Origgi 
Tel: 02-8800081 
e-mail: pietro.pierangeli@prpconsulting.it


DAL MINISTERO DELLA SALUTE

Precisazione su intossicazione da tossina botulinica

In riferimento al caso di intossicazione da tossina botulinica 

legato al consumo del prodotto “patè di tofu alla pizzaiola” della ditta Mediterranea snc, si precisa che l’invito a non consumare prodotti della ditta menzionata è relativo ai soli prodotti a base di soia confezionati in vasetti di vetro.

...gli altri comunicati >>>


bandi e concorsi
Dalla Gazzetta Ufficiale n.25 (28/03/2003)

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE

CONCORSO (scad.7 maggio 2003)
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Selezione pubblica per una borsa di studio per laureati da usufruirsi presso l'ISPF di Napoli. (Bando n. 126.277.BS.1)
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La tiratura di Salus.it  nel mese di Novembre 2003 è stata di 567,203 pagine viste da parte di 161,241 visitatori (dati Funnel Web)

IL TUMORE AL SENO

Il tumore della mammella è il tumore maligno più frequente nella donna, soprattutto nei paesi industrializzati e rappresenta il 27% di tutti i tumori femminili e colpisce una donna su 10.
Questa patologia oncologica si deve alla moltiplicazione incontrollata di un gruppo di cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in maligne e, dopo essersi staccate dal tessuto che le ha generate, invadono i tessuti circostanti e, nel tempo, anche altri organi del corpo.

Esistono due principali tipi di carcinoma alla mammella:
- invasivo: capace di infiltrare i tessuti circostanti, di andare in circolo e di dare origine a metastasi;
- in situ: caratteristica patologica non ancora a rischio di metastasi.

Negli ultimi anni si è registrato un aumento dei casi di tumore del seno e, se tale tendenza proseguirà, prossimamente si prevede circa un milione di nuovi casi ogni anno in tutto il mondo. Tuttavia, si inizia a registrare nei paesi industrializzati una tendenza alla riduzione della mortalità dovuta alla diagnosi precoce e al miglioramento delle terapie. Questa tendenza indica che è molto importante rafforzare le strategie di diagnosi precoce e prevenzione, dando anche facilità di accesso a cure efficaci, e consentendo un equo trattamento a livello nazionale.

Nel nostro Paese, secondo i dati raccolti nel volume: ‘Il cancro in Italia 1993 – 1998’, realizzato dalla LILT in collaborazione con l’ Associazione Italiana dei Registri Tumori, nel nostro Paese il rischio di sviluppare un tumore alla mammella è maggiore del 40% al Nord rispetto al Mezzogiorno. Inoltre, gli aumenti registrati nel periodo preso in esame sono generalizzati e vanno dal 2 al 17%. La mortalità, invece, diminuisce pressoché ovunque. Come nel caso del tumore al colon retto, l’aumento del tasso di incidenza del cancro alla mammella riflette sia un vero aumento del rischio, sia fasi di transizione nell’anticipazione diagnostica dovuta a programmi di screening e a controlli diagnostici spontanei eseguiti dalle pazienti. E proprio la diminuzione della mortalità può essere attribuita, almeno parzialmente, all’efficacia dei programmi di screening che mirano alla diagnosi precoce di questa malattia.

I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO
L’insorgenza di un tumore al seno può essere associata ad alcuni fattori di rischio, alcuni dei quali prevenibili:
§ età: con l’aumentare dell’età aumenta il rischio. Più dell’80% dei casi di cancro al seno si verifica, infatti, nelle donne sopra i 50 anni.
§ Ormoni: fino ad oggi numerosi studi hanno dimostrato una stretta correlazione tra l’insorgenza del tumore al seno e gli ormoni presenti nell’organismo femminile. I casi di malattia, infatti, aumentano con l’età anche per effetto della prolungata esposizione agli ormoni, prodotti dall’ovaio prima della menopausa. Le donne con vita fertile più lunga sono più a rischio sia nel caso di prima mestruazione precoce, sia in quello di menopausa tardiva.
§ Familiarità: è ipotizzabile un aumento dei rischi quando in famiglia ci sono stati casi di tumore al seno in parenti prossimi (madre, sorella, nonna, zia) sia da parte materna sia da parte paterna.
§ Predisposizione genetica: in presenza di una forte familiarità di casi di tumore dell'ovaio e al seno si può sospettare la presenza di predisposizione genetica.
§ Nulliparità: il numero delle gravidanze può influire sul tumore al seno: maggiore è il numero di gravidanze, minore è il rischio. Anche l'età della prima gravidanza è influente: una gravidanza prima dei 30/35 anni sembra proteggere la donna dal rischio di sviluppare un tumore alla mammella.
§ Recidività: un precedente carcinoma della mammella aumenta le probabilità di recidive allo stesso o all'altro seno.
§ Obesità: la tendenza ad ingrassare, specialmente dopo la menopausa, può costituire fattore di rischio.
§ Dieta: un eccesso di calorie può aumentare il rischio.

I SEGNI: OVVERO COME RICONOSCERLO

La maggior parte dei tumori al seno non provoca dolore né dà alcun segno di sé e si vede solo con la mammografia. 
Nella larga maggioranza dei casi si presenta alla donna e al medico come un nodulo duro alla palpazione. Ogni nodulo che compare dopo i 30 anni deve essere considerato dubbio. 
Sempre più spesso è il radiologo durante una mammografia o una ecografia eseguita per diagnosi precoce a vedere un tumore non palpabile. Sono i veri casi iniziali, che guariscono quasi al 100%.
Oltre al nodulo mammario, alcuni altri segni rari devono essere considerati:
- retrazione della pelle;
- arrossamenti localizzati o diffusi;
- retrazione o cambiamento del capezzolo;
- secrezione ematica o sierosa abbondante dal capezzolo;
- aumento delle dimensioni di un linfonodo all’ascella.

ALCUNI CONSIGLI ALIMENTARI PER LA PREVENZIONE

Per la prevenzione del tumore al seno, tutti gli studi confermano l'importanza di seguire un'alimentazione sana e corretta per aiutare l’organismo a proteggersi questa patologia oncologica. Nello specifico, sarebbe meglio:

· Scegliere prevalentemente alimenti di origine vegetale, con un'ampia varietà di verdure e di frutta fresca, di legumi e di alimenti amidacei non (o poco) raffinati.
· Mangiare almeno cinque porzioni al giorno (pari a 600-800 gr) di verdura e di frutta fresca, nel corso di tutto l'anno, approfittando delle varietà che offrono tutte le stagioni.
· Basare l'alimentazione quotidiana su cereali e legumi e preferire prodotti che non abbiano subito importanti trattamenti industriali. Evitare, invece, il più possibile farine e zuccheri raffinati.
· Ridurre, se non evitare, il consumo di bevande alcoliche. Si raccomanda, comunque, ai consumatori abituali di non superare un bicchiere di vino al giorno.
· Evitare il consumo di carne rossa. E' preferibile consumare pesce e, una o due volte la settimana, carni bianche o carni di animali selvatici. Evitare il consumo abituale di pesci cotti ad elevate temperature, alla griglia, o affumicati.
· Limitare il consumo di grassi, soprattutto di origine animale. Vanno bene, invece, piccole quantità di olii vegetali.
· Evitare il consumo di cibi conservati sotto sale e limitare l'uso di sale per cucinare e per condire. Privilegiare invece le erbe aromatiche.
· Non lasciare a lungo i cibi deteriorabili a temperatura ambiente, ma conservarli in frigorifero.


COSA FARE:

Con un’adeguata e opportuna diagnosi precoce, le possibilità di vincere il tumore al seno sono pari ad oltre il 90%.

· Autopalpazione: è l’autoesame del seno che permette alla donna di conoscere la struttura del proprio seno e quindi di individuare tempestivamente gli eventuali noduli duri o di consistenza diversa dal tessuto circostante rispetto al mese o ai mesi precedenti. Andrebbe effettuata periodicamente, possibilmente una volta al mese. 

· Visita senologica: è l’esame del seno eseguito da un ginecologo o da un medico esperto che potrà così riscontrare un nodulo sospetto. Andrebbe effettuata, indipendentemente dall’età, una volta l’anno a partire dai 25/30 anni di età.

· Ecografia: è l’esame usato, su suggerimento del medico, in caso di comparsa di noduli. E’ consigliabile nelle mammelle compatte delle donne giovani o delle donne che non hanno allattato.

· Mammografia: è il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce: è consigliabile eseguirlo una volta all’anno per tutte le donne dai 40 anni in poi. Nonostante la mammografia presenti ancora un limitato margine di errore diagnostico, rimane, comunque, l’esame salvavita per la maggior parte delle donne che si ammalano, perché permette di intervenire quando il tumore è ancora piccolo e localizzato.


CONVEGNI
Convegno Nazionale dell'A.N.A.A - Associazione Nazionale Alopecia
fonte: redazione salus

in data 27 settembre 2003 si 
terrà Presso la Clinica Dermatologica dell'Università di Bologna il primo 
Convegno Nazionale dell'A.N.A.A - Associazione Nazionale Alopecia


Per informazioni:Alessandra Ferlenga - Ufficio Stampa A.N.A.A.
http://www.anaa.it/
ufficio.stampa@anaa.it 


TECNOLOGIA
MHP: LA RIVOLUZIONE DELLA GESTIONE DELLA MANUTENZIONE NELL’ AZIENDA OSPEDALIERA. 
fonte: http://www.uniplansoftware.it/

La  Divisione Ricerca & Sviluppo della Uniplan Software ha realizzato e testato un nuovo sistema di gestione integrata della manutenzione dal nome MHP (acronimo di Maintenance Hospital Plant).

E’ un modulo software che permette di pianificare, in modo completo ed integrato, la manutenzione ordinaria e straordinaria sugli impianti e sulle macchine dell’Azienda Ospedaliera  e di verificarne consuntivamente l'esatta esecuzione nei tempi e nei modi programmati ....continua>>>


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