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Last Update 04/12/2003 12.44.20 |
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NEWS
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Stop ai tremori del Parkinson grazie al
Pacemaker cerebrale Pubblicati sul New England Journal of Medicine
i risultati del primo studio a lungo termine condotto su
pazienti affetti da malattia di Parkinson e trattati con
la stimolazione cerebrale profonda
(DBS) |

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E’ chiamato pacemaker cerebrale. Come quello
cardiaco genera impulsi elettrici rivolti, però, a due
aree cerebrali il nucleo subtalamico o il globo pallado,
bloccando i segnali cerebrali che causano i sintomi
della malattia di Parkinson. Funziona, migliorando
significativamente le funzioni motorie dei pazienti. La
dimostrazione dell’efficacia della terapia, chiamata
Deep Brain Stimulation (DBS), è giunta dal team di
ricerca dell’Università Joseph Fourier di Grenoble, in
Francia dove è stato condotto il primo studio a lungo
termine sulla qualità della vita di pazienti con
Parkinson trattati con DBS, pubblicato su un recente
numero del New England Journal of Medicine. “A un
anno dall’intervento per l’innesto del pacemaker
cerebrale, il tremore e la rigidità migliorano
notevolmente e le condizioni rimangono stabili nei
successivi cinque anni” hanno osservato gli autori dello
studio che ha coinvolto 49 pazienti con diagnosi di
Parkinson con gravi complicanze motorie, nonostante
un’adeguata ottimizzazione della terapia farmacologica.
“Al termine dello studio – aggiungono gli autori – la
maggior parte dei pazienti risultava indipendente nello
svolgimento delle attività
quotidiane". Rispetto alle misurazioni al
basale, dopo cinque anni, i punteggi dei pazienti
relativi alla funzione motoria hanno migliorato del 54%,
e i punteggi relativi alle attività quotidiane del 49%.
Inoltre, gli autori indicano di aver "ridotto la dose di
farmaci dopaminergici nel corso del primo anno,
mantenendola stabile successivamente”. “Non mi
stupisco che il primo studio sulla DBS con un follow up
così prolungato nel tempo provenga dal team di Grenoble,
gruppo leader a livello mondiale per lo studio della DBS
del subtalamo” afferma Gianni Pezzoli Direttore Centro
Parkinson degli Istituti Clinici di Perfezionamento di
Milano. “Lo studio ha dimostrato non solo l’efficacia ma
anche il buon profilo di sicurezza, un risultato che ci
permette di aggiungere definitivamente la DBS tra le
migliori opzioni terapeutiche per i pazienti con
Parkinson affetti da gravi discinesie, e senza problemi
di ordine cognitivo o psicosi”. “La risposta
motoria al trattamento con la DBS - prosegue Pezzoli -
permette al paziente di fare un salto indietro di circa
dieci anni. Il paziente in terapia con farmaci
dopaminergici, infatti, nell’arco di alcuni anni ha una
risposta sempre meno soddisfacente. Le sue funzioni
motorie con la DBS, invece, tornano a rispondere al
trattamento come dieci anni prima” Dai primi
impianti ad oggi sono stati 114 i pazienti trattati con
DBS presso il Centro Parkinson degli Istituti Clinici di
Perfezionamento di Milano e 25 mila in tutto il mondo,
un lavoro che ha migliorato la vita dei pazienti e
permesso ai ricercatori di individuare con maggiore
precisione i pazienti idonei al trattamento e diminuire
progressivamente l’uso dei farmaci. Nello
studio di Grenoble i 49 pazienti sono stati sottoposti a
stimolazione bilaterale continua dei “subtalami”,
strutture cerebrali coinvolte nel controllo motorio che
diventano iperattive nella malattia di Parkinson. La DBS
prevede l’impianto di un dispositivo medico simile ad un
pacemaker cardiaco, in grado di sopprimere l’attività
neuronale errata nel cervello grazie all’erogazione di
impulsi elettrici diretti a queste aree cerebrali. La
Stimolazione cerebrale profonda: Il ‘cuore’ del
dispositivo è il Neurostimolatore, un piccolo
dispositivo in titanio sigillato, simile ad un pacemaker
cardiaco, che contiene la batteria ed un
microprocessore, impiantato al di sotto della cute del
torace, che produce gli impulsi elettrici necessari per
la stimolazione. Il neurostimoltore è collegato
all’elettrocatetere, un sottile cavo isolato, con
quattro elettrodi, impiantato direttamente nelle aree
cerebrali target: globo pallido o il nucleo
subtalamico. I componenti esterni del sistema
includono un programmatore per il medico e un
programmatore per il paziente che consente l’accensione,
lo spegnimento, l’eventuale regolazione dei parametri di
stimolazione entro limiti fissati dal medico. La
terapia è reversibile, in quanto è possibile
interrompere la stimolazione o rimuovere completamente
il dispositivo, preservando, in tal modo, le opzioni
future del paziente qualora emergessero trattamenti
migliori. La stimolazione cerebrale per il
trattamento della malattia di Parkinson è disponibile in
Europa dal 1998, e negli Stati Uniti dal
2002.
Per
informazioni: GCI HEALTHCARE Chiara,
Boschetto, Pietro Pierangeli, Daniela
Origgi Tel: 02-8800081 e-mail:
pietro.pierangeli@prpconsulting.it
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DAL MINISTERO
DELLA SALUTE |
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Precisazione
su intossicazione da tossina
botulinica
In riferimento al
caso di intossicazione da tossina
botulinica |
legato al consumo del prodotto “patè di
tofu alla pizzaiola” della ditta Mediterranea snc,
si precisa che l’invito a non consumare prodotti
della ditta menzionata è relativo ai soli prodotti
a base di soia confezionati in vasetti di
vetro.
...gli altri comunicati
>>> |
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bandi e
concorsi |
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Dalla Gazzetta
Ufficiale n.25 (28/03/2003)
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE
RICERCHE |
CONCORSO (scad.7 maggio
2003) -Selezione
pubblica per una borsa di studio per laureati da
usufruirsi presso l'ISPF di Napoli. (Bando n.
126.277.BS.1) |
Per
maggiori informazioni e gli altri concorsi clicca
qui >>>
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IL TUMORE AL
SENO
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Il tumore
della mammella è il tumore maligno più frequente
nella donna, soprattutto nei paesi
industrializzati e rappresenta il 27% di tutti i
tumori femminili e colpisce una donna su
10. Questa patologia oncologica si deve alla
moltiplicazione incontrollata di un gruppo di
cellule della ghiandola mammaria che si
trasformano in maligne e, dopo essersi staccate
dal tessuto che le ha generate, invadono i tessuti
circostanti e, nel tempo, anche altri organi del
corpo.
Esistono due principali tipi di
carcinoma alla mammella: - invasivo: capace di
infiltrare i tessuti circostanti, di andare in
circolo e di dare origine a metastasi; - in
situ: caratteristica patologica non ancora a
rischio di metastasi.
Negli ultimi anni si
è registrato un aumento dei casi di tumore del
seno e, se tale tendenza proseguirà, prossimamente
si prevede circa un milione di nuovi casi ogni
anno in tutto il mondo. Tuttavia, si inizia a
registrare nei paesi industrializzati una tendenza
alla riduzione della mortalità dovuta alla
diagnosi precoce e al miglioramento delle terapie.
Questa tendenza indica che è molto importante
rafforzare le strategie di diagnosi precoce e
prevenzione, dando anche facilità di accesso a
cure efficaci, e consentendo un equo trattamento a
livello nazionale.
Nel nostro Paese,
secondo i dati raccolti nel volume: ‘Il cancro in
Italia 1993 – 1998’, realizzato dalla LILT in
collaborazione con l’ Associazione Italiana dei
Registri Tumori, nel nostro Paese il rischio di
sviluppare un tumore alla mammella è maggiore del
40% al Nord rispetto al Mezzogiorno. Inoltre, gli
aumenti registrati nel periodo preso in esame sono
generalizzati e vanno dal 2 al 17%. La mortalità,
invece, diminuisce pressoché ovunque. Come nel
caso del tumore al colon retto, l’aumento del
tasso di incidenza del cancro alla mammella
riflette sia un vero aumento del rischio, sia fasi
di transizione nell’anticipazione diagnostica
dovuta a programmi di screening e a controlli
diagnostici spontanei eseguiti dalle pazienti. E
proprio la diminuzione della mortalità può essere
attribuita, almeno parzialmente, all’efficacia dei
programmi di screening che mirano alla diagnosi
precoce di questa
malattia.
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I
PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO L’insorgenza di un tumore al
seno può essere associata ad alcuni fattori di rischio,
alcuni dei quali prevenibili: § età: con
l’aumentare dell’età aumenta il rischio. Più dell’80%
dei casi di cancro al seno si verifica, infatti, nelle
donne sopra i 50 anni. § Ormoni: fino ad oggi
numerosi studi hanno dimostrato una stretta correlazione
tra l’insorgenza del tumore al seno e gli ormoni
presenti nell’organismo femminile. I casi di malattia,
infatti, aumentano con l’età anche per effetto della
prolungata esposizione agli ormoni, prodotti dall’ovaio
prima della menopausa. Le donne con vita fertile più
lunga sono più a rischio sia nel caso di prima
mestruazione precoce, sia in quello di menopausa
tardiva. § Familiarità: è ipotizzabile un
aumento dei rischi quando in famiglia ci sono stati casi
di tumore al seno in parenti prossimi (madre, sorella,
nonna, zia) sia da parte materna sia da parte
paterna. § Predisposizione genetica: in
presenza di una forte familiarità di casi di tumore
dell'ovaio e al seno si può sospettare la presenza di
predisposizione genetica. § Nulliparità: il
numero delle gravidanze può influire sul tumore al seno:
maggiore è il numero di gravidanze, minore è il rischio.
Anche l'età della prima gravidanza è influente: una
gravidanza prima dei 30/35 anni sembra proteggere la
donna dal rischio di sviluppare un tumore alla
mammella. § Recidività: un precedente
carcinoma della mammella aumenta le probabilità di
recidive allo stesso o all'altro seno. §
Obesità: la tendenza ad ingrassare, specialmente
dopo la menopausa, può costituire fattore di
rischio. § Dieta: un eccesso di calorie può
aumentare il rischio.
I SEGNI: OVVERO COME
RICONOSCERLO La
maggior parte dei tumori al seno non provoca dolore né
dà alcun segno di sé e si vede solo con la
mammografia. Nella larga maggioranza dei casi
si presenta alla donna e al medico come un nodulo duro
alla palpazione. Ogni nodulo che compare dopo i 30 anni
deve essere considerato dubbio. Sempre più
spesso è il radiologo durante una mammografia o una
ecografia eseguita per diagnosi precoce a vedere un
tumore non palpabile. Sono i veri casi iniziali, che
guariscono quasi al 100%. Oltre al nodulo mammario,
alcuni altri segni rari devono essere considerati: -
retrazione della pelle; - arrossamenti localizzati o
diffusi; - retrazione o cambiamento del
capezzolo; - secrezione ematica o sierosa abbondante
dal capezzolo; - aumento delle dimensioni di un
linfonodo all’ascella.
ALCUNI CONSIGLI ALIMENTARI PER
LA PREVENZIONE
Per la prevenzione del tumore al seno,
tutti gli studi confermano l'importanza di seguire
un'alimentazione sana e corretta per aiutare l’organismo
a proteggersi questa patologia oncologica. Nello
specifico, sarebbe meglio:
· Scegliere
prevalentemente alimenti di origine vegetale, con
un'ampia varietà di verdure e di frutta fresca, di
legumi e di alimenti amidacei non (o poco)
raffinati. · Mangiare almeno cinque porzioni al
giorno (pari a 600-800 gr) di verdura e di frutta
fresca, nel corso di tutto l'anno, approfittando delle
varietà che offrono tutte le stagioni. · Basare
l'alimentazione quotidiana su cereali e legumi e
preferire prodotti che non abbiano subito importanti
trattamenti industriali. Evitare, invece, il più
possibile farine e zuccheri raffinati. · Ridurre, se
non evitare, il consumo di bevande alcoliche. Si
raccomanda, comunque, ai consumatori abituali di non
superare un bicchiere di vino al giorno. · Evitare il
consumo di carne rossa. E' preferibile consumare pesce
e, una o due volte la settimana, carni bianche o carni
di animali selvatici. Evitare il consumo abituale di
pesci cotti ad elevate temperature, alla griglia, o
affumicati. · Limitare il consumo di grassi,
soprattutto di origine animale. Vanno bene, invece,
piccole quantità di olii vegetali. · Evitare il
consumo di cibi conservati sotto sale e limitare
l'uso di sale per cucinare e per condire. Privilegiare
invece le erbe aromatiche. · Non lasciare a lungo i
cibi deteriorabili a temperatura ambiente, ma
conservarli in frigorifero.
COSA
FARE:
Con
un’adeguata e opportuna diagnosi precoce, le possibilità
di vincere il tumore al seno sono pari ad oltre il
90%.
· Autopalpazione: è l’autoesame del
seno che permette alla donna di conoscere la struttura
del proprio seno e quindi di individuare tempestivamente
gli eventuali noduli duri o di consistenza diversa dal
tessuto circostante rispetto al mese o ai mesi
precedenti. Andrebbe effettuata periodicamente,
possibilmente una volta al mese.
·
Visita senologica: è l’esame del seno eseguito da
un ginecologo o da un medico esperto che potrà così
riscontrare un nodulo sospetto. Andrebbe effettuata,
indipendentemente dall’età, una volta l’anno a partire
dai 25/30 anni di età.
· Ecografia: è
l’esame usato, su suggerimento del medico, in caso di
comparsa di noduli. E’ consigliabile nelle mammelle
compatte delle donne giovani o delle donne che non hanno
allattato.
· Mammografia: è il metodo
attualmente più efficace per la diagnosi precoce: è
consigliabile eseguirlo una volta all’anno per tutte le
donne dai 40 anni in poi. Nonostante la mammografia
presenti ancora un limitato margine di errore
diagnostico, rimane, comunque, l’esame salvavita per la
maggior parte delle donne che si ammalano, perché
permette di intervenire quando il tumore è ancora
piccolo e localizzato.
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CONVEGNI
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Convegno
Nazionale dell'A.N.A.A - Associazione Nazionale
Alopecia |
fonte: redazione salus
in data 27 settembre 2003
si terrà Presso la Clinica Dermatologica
dell'Università di Bologna il primo Convegno
Nazionale dell'A.N.A.A - Associazione Nazionale
Alopecia |
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Per
informazioni:Alessandra Ferlenga - Ufficio Stampa
A.N.A.A. http://www.anaa.it/ ufficio.stampa@anaa.it
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TECNOLOGIA
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MHP:
LA RIVOLUZIONE DELLA GESTIONE DELLA MANUTENZIONE NELL’
AZIENDA OSPEDALIERA. |
fonte: http://www.uniplansoftware.it/
La Divisione
Ricerca & Sviluppo della Uniplan Software ha
realizzato e testato un nuovo sistema di gestione
integrata della manutenzione dal nome MHP (acronimo di
Maintenance Hospital Plant). |
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E’ un modulo software che
permette di pianificare, in modo completo ed integrato,
la manutenzione ordinaria e straordinaria sugli impianti
e sulle macchine dell’Azienda Ospedaliera e di
verificarne consuntivamente l'esatta esecuzione nei
tempi e nei modi programmati ....continua>>>
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